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Intervento del Tg1 alla XXII Fiera internazionale del Libro con ripresa televisiva per il Libro “ Io Prigioniero in Russia” di Vincenzo Di Michele
17 Maggio 2009Sono stati 307.650 i visitatori alla XXII Fiera Internazionale del Libro che si è svolta a Torino dal 13 al 17 Maggio 2009. Tra gli argomenti trattati si è riscontrato un notevole interesse per gli argomenti storici .
In particolare si è riscontrato come argomento di interesse la Campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale emblema della quale è stata la novità editoriale ripresa in diretta televisiva dal Tg1 “Io Prigioniero In Russia” di Vincenzo Di Michele.
Assegnato a Vincenzo Di Michele il PREMIO DI CULTURA E VITA ALPINA
29 Aprile 2009“GEN. DIV. AMEDEO DE CIA” per l’attenta ed accurata opera letteraria delle memorie del familiare reduce dalla prigionia in Russia
Nazionale Alpini
Sezione di Savona
Gruppo di Finale Ligure
con il patrocinio di
Comune di Finale Ligure
Comando Truppe Alpine
Presidenza Nazionale A.N.A.
PREMIO DI CULTURA E VITA ALPINA “GEN. DIV. AMEDEO DE CIA”
Sabato 4 aprile 2009, ore 9
Finale Ligure Borgo
Oratorio de’ Disciplinanti di Santa Caterina, Sala delle Capriate
Festa del Gruppo Alpini di Finale Ligure e consegna dei riconoscimenti del Premio di cultura e vita alpina “Generale di Divisione Amedeo De Cia”, sabato 4 aprile, dalle 9, all’Oratorio de’ Disciplinanti di Santa Caterina in Finalborgo.
Il Premio, istituito da Alberto De Cia per onorare la memoria del padre, il Generale di Divisione Amedeo De Cia, nato a Gerace Marina (Calabria), ma discendente di una famiglia originaria del Finalese (Calice Ligure, frazione Carbuta), viene assegnato annualmente a persone, in armi o in congedo, che in Italia o all’estero si siano distinte nel ricordare e tramandare, specie allenuove generazioni, i valori degli Alpini. Il Premio è esteso ad enti ed associazioni legate al mondo alpino che operino nell’ambito del volontariato.
La commissione esaminatrice è composta da delegati delle seguenti associazioni:
– Sezione Ass.Nazionale Alpinidi Bassano del Grappa
– Sezione Ass. Nazionale Alpini di Pavia
– AssociazioneReduci Reggimento Alpino “Tagliamento”
– Associazione Guide Alpine Italiane
– Gruppo Ass. Nazionale Alpini di Finale Ligure.
Dal concorso sono escluse per regolamento opere o fatti che riguardano il doloroso periodo della lotta fratricidatra italiani 8 Settembre 1943- Maggio 1945 (il regolamento del Premio si trova nel sito internet della Sezione Ass. Naz. Alpini di Pavia). Lo scorso anno i riconoscimenti sono stati assegnati in occasione dell’Adunata Nazionale Alpini di Bassano del Grappa. Quest’anno tocca a Finale Ligure in quanto la premiazione è itinerante nelle sedi delle sezioni, enti o gruppi che hanno un proprio delegato all’interno della commissione esaminatrice.
Programma della giornata:
Ore 9,00: Ammassamento dei partecipanti in via Filelfo. Breve sfilata verso il Borgo, Onore ai Caduti in piazza Milite Ignoto
Ore 10,45:Consegna dei riconoscimenti del Premio di cultura e vita alpina “Gen. Div. Amedeo De Cia” all’Oratorio de’ Disciplinanti (Sala delle Capriate)
Questi i vincitori dell’edizione 2009 che saranno premiati sabato 4 aprile a Finale Ligure:
MOTIVAZIONI DI MERITO
Giancarlo Lenatti – Associazione diSolidarietà Bianco
Per la fondazione di associazione a sostegno della ricerca di cure per rare patologie tumorali infantili
Vincenzo Di Michele
Per l’attenta ed accurata opera letteraria delle memorie del familiare reduce dalla prigionia in Russia
Museo Alpini di Bassano
Per l’impegno e la cure profuse affinché le memorie del passato possano vivere nel presente e nel futuro
Carlo Cucut
Per l’opera di ricerca storicatesa a valorizzare ed esaltareil Reggimento Alpini Tagliamento posto a difesa dei confini orientali d’Italia – Penne Nere sui confini oriental
1° Mar. Luogotenente degli Alpini Mario Rizza
Per le accurate ricerche svolte con passione in oltre 30 anniriguardanti la storia ed il mondo degli alpini rese note in molte opere letterarie
MOTIVAZIONI D’ONORE
C.N.S.A.S. II^ Delegazione di Belluno e Stazione di Feltre
Per “le attività di volontariato esoccorso alpino prestate in montagnain più di mezzo secolo di attività—
Cap. Alpini Stefano Bertinotti
Per l’attenta a ricerca storica riguardante la Divisione Alpina Tridentina durante la tragica ritirata di Russia
Giovanni Lugaresi
Per ” la sua pregevole opera – Alpini di pace – con la quale ha messo in evidenza il valore e l’impegno degli alpini nella società attuale
Volontari di Schio – Autori Claudio Gattera e Roberto Greselin
Per l’impegno profuso volto a salvaguardarei graffiti di un tratto di fronte delle Prealpi vicentine e per l’opera letteraria “Salvare la memoria”
Giancarlo Montrucchio
Per la ricerca storica sugli alpini di una comunità dall’origine delle truppe alpine ai giorni nostri
Luogotenente Donato Tempesta
Per i meriti acquisiti in campo musicale, per la sua appassionata direzione della Fanfara Alpina Tridentina esercitata per oltre 3 lustri sino allo scioglimento
Vincenzo Di Michele riceve il prestigioso premio Baiocco per la memoria storica
8 Aprile 200928/03/2009
Vincenzo Di Michele riceve il prestigioso premio Baiocco per la memoria storica (scarica il doc)
La vera storia di un alpino al fronte russo
Vincenzo Di Michele riceve il prestigioso premio Baiocco per la memoria storica
di Paolo Tolotti
Con “Io, prigioniero in Russia” l’autore Vincenzo Di Michele, basandosi sul diario del padre alpino sul fronte russo durante il secondo conflitto mondiale, ha consegnato alla memoria collettiva una pagina di storia italiana ed europea di grande interesse. Il 28 marzo 2009 l’autore ha ricevuto per questa biografia il premio Baiocco speciale per la memoria storica, consegnatogli alla presenza di tutte le autorità del XX Municipio presso la Torretta Valadier di Ponte Milvio. “Io, prigioniero in Russia” che ha già raggiunto le 10.000 copie vendute, è stato inoltre encomiato dal Presidente della Repubblica per la preziosa testimonianza storica.
Ma cosa ci si deve aspettare dalla lettura di questa biografia? Il lettore si trova subito immerso nell’atmosfera di un’Italia di ottant’anni fa, tra l’Appennino abruzzese e Roma, città nella quale Alfonso Di Michele, questo è il nome del protagonista, trascorre per motivi di studio una buona parte della propria giovinezza. Il paesaggio umano descritto con grande semplicità e immediatezza è quello di una famiglia italiana che con tenacia costruisce il proprio futuro attraverso quello dei propri figli.
Dal cuore della provincia abruzzese ha inizio il viaggio del giovanissimo alpino che nell’agosto del 1942, unite le proprie sorti a quelle dell’ARMIR, il corpo d’armata voluto da Benito Mussolini per invadere la Russia, attraversa l’Europa portandosi nella mente le promesse di una facile gloria e nel cuore il timore dell’ignoto, amplificato da una strana profezia che accompagnerà Alfonso lungo tutta la vita. La spedizione si rivela l’inizio di una vera e propria odissea che apre uno squarcio su una pagina di storia, raccontata però attraverso gli occhi dei suoi veri protagonisti: le migliaia di soldati che vi hanno preso parte. Proprio come sarebbe piaciuto al Tolstoj di “Guerra e Pace” o al Manzoni dei “Promessi Sposi”, sono gli occhi del soldato semplice Alfonso Di Michele a narrarci le manovre intorno al fiume Don del Battaglione L’Aquila della Divisione Julia, ad introdurci all’inesorabile logica della guerra basata su vincitori e vinti, a proiettarci quasi sul campo di battaglia insieme al nostro protagonista per renderci partecipi dei rapporti che si instaurano tra carcerieri e prigionieri e delle strategie di sopravvivenza messe in pratica da ragazzi di vent’anni che nel giro di poche settimane vengono strappati alle proprie famiglie, ai propri progetti e ai propri sogni per vedersi proiettati in una vicenda il cui esito appare subito tragicamente incerto. Si pensi che degli oltre 200.000 militari dell’ARMIR, 30.000 morirono nel corso dei combattimenti, 70.000 furono fatti prigionieri e di questi solo 10.000 fecero ritorno alle loro case: attraverso gli occhi del nostro protagonista se ne possono comprendere le ragioni come davanti alla pellicola di un film.
Alfonso insieme ai suoi sfortunati commilitoni viene trascinato a tappe forzate attraverso i boschi e le steppe della Russia immensa fino al lager di Tambov, dove la fame, il gelo intenso, la mancanza di igiene, le malattie sfiancano le forze residue del povero alpino che sfugge alla morte solo grazie all’incontro, imprevedibile quanto provvidenziale, di Antonio Cafiero, un compaesano partito per il fronte alcuni mesi prima di lui. Dopo il ricovero nell’ospedale di Bravoja in Siberia dove rischia l’amputazione delle gambe, viene trasferito nel campo di concentramento di Pakta Aral in Kazakistan. Secondo l’ideologia allora dominante in Russia, Alfonso viene assegnato a lavori pesanti e sottoposto ad un feroce indottrinamento politico. Ancora una volta il nostro involontario eroe, mi sembra giusto definirlo così, deve fare appello a tutte le proprie risorse interiori per reagire e salvaguardare la propria dignità umana e la propria identità; quindi grazie a Tonia, una bella infermiera interessata alla lingua ed alla cultura italiana, ottiene di essere assegnato al pascolo di un gregge di pecore. Finalmente nell’autunno del 1945, dopo quasi tre anni di prigionia, ad Alfonso viene annunciato il rientro a casa, che avviene tra la gioia di vedersi restituito ai propri affetti, l’apprensione per la sorte dei propri cari e per la situazione del proprio paese, la tristezza per i tanti, troppi compagni di sventura che non ci sono più, tra i quali anche Antonio, l’amico al quale Alfonso deve la vita.
In questa biografia, da non perdere, si intrecciano spietatezza e amicizia, disperazione e forza d’animo, ideologia e attaccamento ai propri valori ed alla propria identità, con una freschezza che può scaturire solo da una storia di vita vissuta. Rimangono nella mente del lettore alcune immagini indimenticabili: l’abbraccio della mamma di Alfonso alla partenza per il fronte, il campo di battaglia vicino al Don, la solidarietà delle donne russe durante le marce forzate, l’immagine dell’amico Antonio nella baracca del lager di Tambov. Rimane nella mente e nel cuore anche la risposta alla domanda che veniva posta all’inizio: con questa storia si ritrova il valore e il significato della pace che, non va dimenticato, è una conquista che dobbiamo alle generazioni che ci hanno preceduti e che della guerra hanno pagato il prezzo ma è anche una conquista che ogni generazione deve rinnovare perché il sacrificio di tanti non sia invano.
Vincenzo Di Michele, autore di questa biografia basata sul diario del padre Alfonso, continua a raccogliere materiale destinato ad una nuova opera sui dispersi in Russia. Chiunque sia a conoscenza di fatti riguardanti reduci di guerra o abbia avuto un proprio caro coinvolto nella campagna di Russia può collegarsi al sito www.vincenzodimichele.it.
Paolo Tolotti