UNA NUOVA VIA CHIRURGICA PER L’IMPIANTO DI ARTROPROTESI DI ANCA: ACCESSO INGUINO-MEDIALE a cura di Vincenzo Di Michele
10 Maggio 2016In linea diretta con il Dr. Luca Lucente co-ideatore con il Prof. Wolfram Thomas di questa innovativa via chirurgica.
Nuovi orizzonti nella scienza ortopedica con” la protesi d’anca per via mediale “. Sin d’ora si deve precisare che non è una novità in senso assoluto, ma un’ importante passo in avanti. Difatti già Ludloff nel lontano 1908 aveva pensato a questa via per ridurre le lussazioni congenite d’anca. A seguire diversi autori si sono dedicati in materia e ciascuno ha apportato delle modifiche. Praticamente la storia delle varie vie d’accesso all’articolazione dell’anca ha visto un progressivo spostamento delle vie chirurgiche: dalla regione posteriore a quella laterale per giungere infine a quella anteriore, praticamente la più in uso ai tempi odierni.
Il fine di tali spostamenti è quello di raggiungere l’articolazione attraverso una via diretta ovverosia la meno invasiva alle strutture anatomiche che si incontrano vicino all’anca. L’idea di utilizzare una via mediale, si è gradualmente perfezionata attraverso numerosi studi. Così attraverso esperimenti sui cadaveri Il Dr lucente – co-ideatore con il Prof. Wolfram Thomas di questa innovativa via chirurgica- apportava le dovute modifiche per consentire l’impianto di un’artroprotesi di anca. Grazie a questa nuova tecnica si raggiunge dunque l’articolazione coxo-femorale senza attraversare alcun muscolo, con tempi chirurgici estremamente ridotti e soprattutto con una visione diretta e frontale dell’acetbolo. In tal modo è possibile anche impiantare una protesi di anca di tipo resurfacing, a conservazione del collo femorale o una protesi standard con stelo a fissazione diafisaria. Ci tiene a precisare il dr Lucente: “ Il vero gold standard di tale via chirurgica è quello di non determinare alcun danno ai muscoli stabilizzatori dell’articolazione dell’anca- in primis ai muscoli glutei e secondariamente al tensore della fascia lata e al retto femorale – in quanto non aggrediti dal bisturi, a differenza delle altre vie chirurgiche attualmente praticate.”
Detto in scarne parole: il paziente potrà deambulare da subito con grande stabilità e dovrà far ricorso alle stampelle solo per un brevissimo periodo di tempo. La posizione del paziente sul tavolo operatorio è supina con gli arti inferiori abdotti e, quello da operare flesso, con il chirurgo operatore posizionato tra di essi:”frog leg”. La posizione supina del paziente offre il vantaggio di una migliore gestione del paziente, durante l’intervento, da parte dell’anestesista. I rischi di lussazione sono praticamente azzerati e il paziente già nell’immediato postoperatorio può assumere, a letto, qualsiasi posizione permettendo al personale infermieristico una facile e veloce gestione del paziente stesso.
I vantaggi e i benefici di tale intervento chirurgico sono anche e soprattutto in termini di Sicurezza. Infatti l’intervento non arreca danni ai vasi sanguigni, nervi, muscoli ecc.; i muscoli stabilizzatori dell’anca vengono completamente risparmiati, diversamente da quanto accade con tutti gli altri interventi chirurgici attualmente utilizzati. Inoltre alla resa dei conti ci sono limitate perdite ematiche ragion per cui non vi è necessità di trasfusioni di sangue. Altro fattore di non poco conto è il Decorso post – operatorio poiché il paziente può assumere qualsiasi posizione e dormire indifferentemente su un fianco, prono (a pancia sotto) e supino, senza dover far uso di divaricatori. Inoltre indubbi sono i vantaggi estetici in quanto la cicatrice chirurgica è praticamente invisibile nascosta tra le pieghe inguinali. Infine ci tiene a sottolineare il dr Lucente una convenienza economica . Difatti, l’intervento non necessita di strumentario chirurgico appropriato ed è più che sufficiente l’utilizzo di un kit standard per l’impianto protesico.
Roma 10/ 05/ 2016 Vincenzo Di Michele